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Tehnologia

Perché la gestione del colore conta

Quando si tratta di riprodurre perfettamente i colori, l’utilizzo della carta migliore è una cosa. Saper poi come farla funzionare con qualsiasi dispositivo è un’altra.
 
Quando fu creata la prima stampante laser a colori nel 1987 divenne presto chiaro che questa innovazione aveva bisogno di un nuovo tipo di carta: uno pensato specificatamente per questo uso e con speciali trattamenti di superficie che l’avrebbero contraddistinto dal tipo standard di carta per ufficioPrima di immergerci nella complessità della gestione del colore, facciamo un passo indietro e definiamo prima di tutto cos’è il colore. Nella sua definizione più elementare, il colore è semplicemente un fenomeno della luce e percezione visiva che ci consente di differenziare oggetti che, altrimenti, ci apparirebbero identici. Ciò significa che il colore non solo ci permette di vedere vividamente ma ci permette innanzitutto di vedere.
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Passando ad uno stadio un po’ più alto nella scala della complessità, possiamo spiegare questo fenomeno con le onde elettromagnetiche che sono visibili all’occhio umano se aventi lunghezze d’onda comprese tra i 380 e i 780 nanometri. Questo spettro visibile è compreso tra luce ultravioletta e luce infrarossa, le quali possiedono lunghezze d’onda o troppo corte o troppo lunghe per risultare visibili ai nostri occhi.
 
Ciò che riusciamo a percepire in questo mondo è dunque compreso tra questi 380 e 780 nanometri e, quando stampiamo, vogliamo che quel mondo venga riprodotto su carta il più fedelmente possibile. Ma per potervi riuscire dobbiamo usare l’astuzia.
 

Com’era un tempo

 
In passato per la gestione del colore così come la conosciamo oggi, tipografi esperti usavano la scansione a tamburo per la sua messa a punto per ogni specifico lavoro di stampa. Un tentativo questo dispendioso non solo in termini di tempo ma anche di denaro, e che richiedeva formazione ed esperienza enormi.
 
Al giorno d’oggi, la gestione del colore è ancora una scienza, ma con l'aiuto di software e hardware specifici, ci consente di ottenere una riproduzione del colore qualitativamente elevata durante tutto il processo di riproduzione dello stesso: dallo scatto perfetto di una macchina fotografica digitale alla stampa perfetta su una macchina da stampa digitale o litografica.
 

Come funzione la gestione del colore?
 

Il processo che rende ciò possibile è la gestione del colore e ha inizio con un’adeguata regolazione della macchina da stampa - la calibrazione. Questa costituisce la base per la gestione del colore. Il passaggio successivo è rappresentato dalla misurazione e regolazione del segnale inviato alla macchina - procedimento chiamato profilazione.
 
Per comprendere come funzionano questi due processi, diamo una rapida occhiata a qualche teoria del colore e a come questa si traduce in pagina stampata.
 
Nella stampa i due metodi più importanti di riproduzione del colore sono quello sottrattivo e quello additivo, entrambi i quali utilizzano un piccolo numero di colori che combinati tra loro producono un ampio spettro, la cosiddetta gamma.
 
Il modello di colore additivo di luce è quello RGB (red, green, blue) il quale può dar vita a un enorme numero di colori differenti a seconda delle rispettive quantità di ciascuno di essi e, se le luci di tutti e tre i colori sono aggiunte in egual misura, si ottiene il bianco. Qui i nostri occhi traducono i diversi riflessi di lunghezze d’onda nei rispettivi colori. L’RGB è utilizzato in numerosi dispositivi digitali come macchine fotografiche o scanner ed anche i monitor dei computer lo mostrano.
 
Il modello di colore sottrattivo - CMY - è quello solitamente utilizzato in tutti i processi in cui colorante o inchiostro vengono stampati su carta. In questo caso i colori ciano, magenta e giallo, sono utilizzati per assorbire le lunghezze d’onda in modo da creare un determinato colore o andandosi a sommare al nero o al grigio scuro. Ma non è tutto: per compensare le impurità in fase di stampa, un altro elemento va ad aggiungersi alla stampa CMY: il nero. Ciò trasforma CMY in CMYK (dove "K" sta per "Key").
 
Quello tra RGB e CMYK è un rapporto complesso e trasferire un modello di colore all’altro - per esempio da un dispositivo digitale alla carta - è un processo che può essere piuttosto scoraggiante. E’ per tale motivo che la gestione del colore deve essere parte integrante di ogni processo di stampa.
 

Calibrazione del colore

 
Ogni macchina da stampa con il passare del tempo va incontro a ciò che si definisce ‘deriva del dispositivo’. Sebbene una stampante possa essere stata impostata correttamente all’inizio, con l’andare del tempo perderà presto la sua accuratezza. E’ qui che entra in gioco la calibrazione del colore, quale la linearizzazione per la correzione del punto di retino.
 
Stampare gli stessi colori su ogni tipo di dispositivo con ogni sorta di tecnologia di stampa, necessita di un procedimento standardizzato per la misurazione e applicazione di questi colori. La misurazione si basa parzialmente sul modello cosiddetto CIELAB, e, con l’aiuto dello spettrofotometro, il colore di un oggetto è misurato sulla base di questo modello. Con questi dati come base, una macchina ha bisogno di essere regolata in base ai dati raccolti.
 
Per calibrare correttamente una macchina questi sono i cinque passi necessari:
 
  • Per prima cosa impostare preventivamente i valori LAB raccolti dalla misurazione.
  • Successivamente impostare la densità dell’inchiostro solido. Questo valore dipende, tra le altre cose, dal tipo di carta usata per il lavoro di stampa.
  • Regolare il punto di retino. Questo è un fenomeno in base al quale le stampe risultano più scure del previsto per cui la sua regolazione è parte necessaria della calibrazione del colore.
  • Controllare il bilanciamento del grigio, ovvero le densità d’inchiostro CMY del campione grigio a tre colori da comparare con K.
  • Infine, controllare i numeri rispettivamente del punto di retino regolato e delle densità CMY finali.
 
Una volta eseguita la regolazione dell’hardware possiamo procedere con la seconda parte del processo.
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Profilazione del colore

 
Se la calibrazione ha a che fare con l’hardware, la profilazione del colore ha a che fare con il modo in cui il segnale viene trasmesso nella macchina da stampa e come sarà regolato.
 
Ciò avviene per mezzo della misurazione in uscita e della comparazione con il modo in cui il colore è trasferito sulla carta. I dati che ne risultano sono generalmente archiviati in un profilo ICC (che prende il nome dall'International Color Consortium). Questi file contengono tutti i dati necessari all'autentica riproduzione dei colori da uno specifico dispositivo e sono anche specifici rispetto ai materiali sui quali sono stampati. E' questo il motivo per cui vi sono diversi file ICC usati nei programmi di editing che corrispondono ai diversi tipi di carta.

Il colore giusto con la carta giusta

 
In definitiva, la gestione del colore è uno strumento indispensabile per ciascun tipo di stampa. Specialmente per la stampa digitale in cui i profili ICC consentono una più rapida e attendibile riproduzione dei colori su carta.
 
Nella creazione della riproduzione ideale anche un altro fattore è di notevole rilevanza: il tipo di carta utilizzato. Ed è qui che Color Copy entra in scena. Sviluppata per occuparsi precisamente di queste specifiche necessità, la struttura della superficie di Color Copy e la sua tonalità bianco consentono una migliore riflessione del colore che determina una più alta gamma rispetto alla carta standard.
 
Calibrando una macchina con la frequenza necessaria, utilizzando i corretti profili ICC e infine il giusto tipo di carta, si garantisce una riproduzione ottimale del colore anche nei lavori di stampa complessi. Con il suo punto di bianco ideale ed elevata qualità, Color Copy è la carta che ti regalerà colori straordinari non solo fedeli alla realtà ma, cosa ancor più importante, fedeli alle proprie peculiari specifiche.
 
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